Oggi Don Luigi Ciotti festeggia 80 anni, un traguardo che celebra più di mezzo secolo di impegno sociale, civile e religioso. La sua figura di sacerdote non si limita al ministero religioso: è un prete di frontiera, un attivista instancabile che da Torino ha lanciato messaggi di giustizia e solidarietà che hanno avuto eco in tutta Italia. Da sempre si dedica agli ultimi, agli emarginati, a chi vive nelle periferie sociali, e non ha mai avuto paura di affrontare le mafie e la criminalità organizzata.
Nel 1965 fonda il Gruppo Abele, un’associazione che diventa rapidamente un punto di riferimento per l’accoglienza di tossicodipendenti, immigrati, carcerati e malati di AIDS. Ma il Gruppo Abele non è solo un servizio sociale: è anche un laboratorio culturale, un luogo di riflessione sui temi della giustizia e della solidarietà, dove la pratica dell’aiuto si intreccia con la formazione di una coscienza civile.
Nel 1995, Don Ciotti dà vita a Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, realtà oggi composta da oltre 1.600 gruppi, scuole e associazioni in tutta Italia. L’obiettivo è duplice: sostenere le vittime della criminalità organizzata e promuovere una cultura della legalità. Tra le iniziative simbolo di Libera spicca la legge sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, approvata nel 1996. Grazie alla campagna di raccolta firme promossa dall’associazione, case, terreni e aziende confiscati a boss mafiosi sono stati trasformati in cooperative, centri sociali e presidi di cittadinanza attiva, diventando simboli concreti di riscatto e speranza.
Sempre nel 1996, Don Ciotti approfitta della visibilità della Partita del Cuore per lanciare un appello ai giovani coinvolti nella criminalità. Teatro di questa impresa è lo stadio Marcantonio Bentegodi di Verona, con i suoi 45.000 spettatori presenti sugli spalti. La partita, tra la Nazionale Cantanti e la Nazionale Italiana Parlamentari, è presentata da Fabrizio Frizzi, affiancato da Bruno Vespa e Mara Venier, e trasmessa in diretta su Rai Uno. In quell’occasione, Don Ciotti chiese ai giovani mafiosi di abbandonare la criminalità. L’evento fu un’occasione di solidarietà e di richiamo all’azione contro la mafia, in linea con il suo impegno in Libera: qui infatti sfruttò la visibilità mediatica dell’evento per lanciare un forte messaggio di speranza, rivolgendosi direttamente ai giovani coinvolti nella criminalità organizzata. Da sempre, Don Ciotti è una voce critica e scomoda. Non teme di denunciare le connivenze tra politica, economia e criminalità organizzata, di parlare apertamente di corruzione, disuguaglianze e violazione dei diritti. Questo lo ha esposto a minacce e intimidazioni, al punto che oggi vive sotto scorta. Eppure, il suo impegno non è mai venuto meno: continua a ricordare che la giustizia non è solo un principio astratto, ma una scelta quotidiana che ciascuno può compiere nella propria vita.
Don Ciotti ci insegna, anche nel giorno del suo compleanno, che costruire una società più giusta non è un atto occasionale, ma un impegno costante: dalle periferie di Torino alle piazze d’Italia, fino agli stadi illuminati della Nazionale Cantanti, la sua voce continua a essere un faro per chi crede che la legalità e la speranza possano vincere sulla paura e sulla rassegnazione. Buon compleanno da tutti noi!



