Oltre 640 partite giocate, con più di 130 milioni di euro raccolti e completamente donati. Questi numeri non sono solo statistiche, ma testimonianze tangibili di una storia che ha cambiato il volto della solidarietà nel mondo. La Nazionale Cantanti, oggi un esempio straordinario di impegno e responsabilità, deve gran parte del suo successo alla visione di Gian Luca Pecchini. Nel giorno del suo compleanno, vogliamo rendergli omaggio, non solo per il lavoro svolto, ma anche per la passione, l’energia e la determinazione con cui ha alimentato questa incredibile avventura.
La sua carriera inizia ben lontano dalle luci della ribalta. Laureato in giurisprudenza e con un patentino da dirigente sportivo, Gian Luca incrocia nel 1981, a Coverciano, il celebre paroliere Mogol. È in quell’incontro che nasce la grande intuizione di una squadra di calcio composta da cantanti, un progetto che avrebbe preso piede come la Nazionale Italiana Cantanti, ispirata dalla Nazionale Attori fondata da Pier Paolo Pasolini. Ma quest’idea non si limita alla creazione di una squadra: diventa un movimento, un simbolo di come l’arte e lo sport possano unire le persone per una causa più grande. Insieme a nomi come Gianni Morandi, Umberto Tozzi, Riccardo Fogli e Pupo, si inizia a scrivere una storia che, nel corso degli anni, sarebbe diventata una leggenda di solidarietà e impegno.
Dalla prima e storica “Partita del Cuore”, giocata nello Stadio Olimpico di Roma, con oltre 83.000 spettatori, fino agli eventi che continuano a emozionare e a ispirare in tutto il mondo, Gian Luca Pecchini ha saputo trasmettere a ciascun membro della Nazionale l’importanza di un legame che va oltre il semplice gioco. È stato lui a insegnare che la vera vittoria non si misura solo nei gol segnati, ma in ciò che si riesce a dare a chi ha bisogno. Un progetto che non ha confini, che ha attraversato il mondo, da Inghilterra a Israele, dalla Russia all’Iraq, e perfino a Sarajevo, nel cuore della guerra dei Balcani. Quella che Gian Luca ha scelto come sua missione di vita non è stata solo una carriera: è stata una chiamata, un impegno profondo, una passione che ha messo al servizio degli altri. Un impegno che si rinnova ogni giorno, con la stessa intensità di sempre, con l’obiettivo di proteggere i più deboli, di costruire un futuro migliore per chi è più bisognoso. Ogni singola partita, ogni incontro, ogni allenamento sono diventati il cemento di una realtà che, attraverso il calcio, ha portato speranza, sorrisi e solidarietà in ogni angolo del mondo.
Nel giorno del suo compleanno, vogliamo dirgli grazie.

Grazie per aver avuto il coraggio di credere in un progetto che sembrava impossibile e per averlo reso reale, grande e indimenticabile.

Per aver dimostrato che, quando l’arte e lo sport si uniscono per una causa giusta, si può davvero cambiare il mondo.

E per ricordarci, ogni volta, che la solidarietà può davvero passare anche da un campo da calcio.